Veliero affondato a Palermo, ancora dubbi sulle cause: l'albero era intatto | Forse un errore umano
21/08/2024

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Veliero affondato a Palermo, ancora dubbi sulle cause: l'albero era intatto | Forse un errore umano

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Mentre sono ancora in corso le ricerche dei sei dispersi, gli inquirenti stanno cercando di far luce sulle cause che hanno portato alla tragedia del Bayesian, il veliero affondato lunedì mattina a Ponticello (Palermo). Tanti gli aspetti ancora da chiarire: la tromba d'aria è stata il punto di partenza di quel che è successo ma, come ripetuto da ingegneri navali, il super yacht "aveva tutte le chance per resistere a venti fortissimi, fulmini e muri d'acqua". Secondo i sommozzatori, risultano intatti lo scafo e l'albero maestro di 75 metri del Bayesian, adagiato a 50 metri di profondità. E tra le ipotesi spunta anche quella dell'errore umano.

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, la "The Italian Sea Group", proprietaria di quella Perini Group di Viareggio che nel 2008 ha costruito il veliero, rivendica il fatto che, dai rilievi della guardia costiera, l'albero non si è spezzato, lo scafo è integro e non ha falle, i boccaporti sono chiusi e le vetrate integre. E allora le ipotesi si susseguono: a far inabissare la barca potrebbe essere stato un muro d'acqua che ha sollevato l'imbarcazione da poppa e l'ha spinta sott'acqua. Oppure il problema potrebbe essere stato l'ancoraggio in rada con l'allarme meteo.

Altre ipotesi arrivano dall'estero, dato che della vicenda - che coinvolge inglesi e americani - si stanno occupando gli esperti di mezzo mondo. E così il Financial Times solleva dubbi sulla posizione della "deriva mobile", cioè di quella specie di "pinna" posizionata sotto lo scafo che serve a diminuire o aumentare la stabilità della barca a seconda delle necessità. E per il quotidiano, ripreso dal Messaggero, "se la chiglia fosse stata per qualche motivo in posizione sollevata anziché completamente estesa, ciò avrebbe compromesso la stabilità della barca in caso di vento forte. In genere, i capitani di yacht a vela con alberi particolarmente alti cercano di allontanarsi dalla zona di pericolo se sono previsti venti forti".

Ma in questo caso non è successo, e il perché è una delle domande alle quali gli inquirenti devono cercare di dare risposta. Così spunta l'ipotesi dell'errore umano, anche se alcuni esperti sentiti dal Messaggero spiegano che è vero che la deriva mobile viene abbassata quando c'è mare grosso, ma "quando è arrivatala tromba d'aria non c'è stato il tempo per abbassarla, perché non è un'operazione che compi spingendo un bottone. Serve almeno mezz'ora".

E sempre al Messaggero l'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ex capo di Stato maggiore della nostra marina militare, esprime le sue perplessità per il fatto "che una nave così attrezzata e così moderna sia affondata così rapidamente". E quindi rileva che "se effettivamente non ci sono lesioni sullo scafo, l'acqua deve essere entrata attraverso dei portelli aperti. La nave a quel punto è andata rapidamente a fondo perché tonnellate di acqua si sono riversate all'interno".
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