"Oggi ricorre il 32esimo anniversario della strage di via D'Amelio, un giorno che ha segnato profondamente la nostra Nazione". Inizia così il messaggio del premier Giorgia Meloni nel ricordo della strage in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. "La loro eredità - sottolinea Meloni - ci spinge a rinnovare il nostro impegno nella costruzione di una società più giusta e sicura. Per noi la lotta alla mafia è una priorità assoluta, e non smetteremo mai di combattere per una società libera dalla paura e dall'oppressione mafiosa".
"Ricordiamo con rispetto e commozione il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano e Claudio Traina, che hanno sacrificato la loro vita nella lotta contro la mafia", scrive Meloni. "È nostro dovere onorare la loro memoria continuando a combattere ogni forma di criminalità e difendere i valori di giustizia e libertà per i quali hanno dato la vita".
Mattarella: "Ora il testimone è nelle nostre mani" Per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "la tremenda strage di via D'Amelio, 57 giorni dopo l'attentato di Capaci, ha costituito l'apice della strategia terroristica condotta dalla mafia. Con atti spietati di guerra, si voleva piegare lo Stato e sottomettere la società. Le Istituzioni e i cittadini lo hanno impedito. Gli assassini a capo dell'organizzazione criminale sono stati assicurati alla giustizia, il sacrificio di chi ha difeso la legalità e la libertà è divenuto simbolo di probità e di riscatto. Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi".
"Depistaggi nella ricerca della verità, ma arrivare a una risposta è un dovere" "Il primo pensiero - scrive il Capo dello Stato -è rivolto ai familiari dei caduti, al loro infinito dolore, alla dignità con cui, a fronte della disumana violenza mafiosa, hanno saputo trasmettere il senso del bene comune e hanno sostenuto la ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell'attentato. Questa ricerca è stata ostacolata da depistaggi. Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare ad esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile", esorta Mattarella.
"Borsellino e Falcone hanno insegnato che la mafia si batte anche nella vita sociale" "Paolo Borsellino, e con lui Giovanni Falcone, hanno inferto con il loro lavoro colpi decisivi alla mafia. Ne hanno disvelato trame e dimostrato debolezze, lasciando un'eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi. Hanno insegnato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel rigore delle Istituzioni, nella vita sociale. Questi insegnamenti continuano a segnare il dovere della Repubblica", conclude il Capo dello Stato.