Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ipotizza emendamenti sugli stipendi dei medici. "Ci sono proposte emendative all'attenzione della Commissione Bilancio della Camera - ha detto nel corso di un'intervista trasmessa nell'ambito dell'Healthcare Summit 2024 del "Sole 24 Ore" -. Per esempio proposte per aumentare l'indennità della specificità di chi lavora nel servizio sanitario pubblico e anche, eventualmente, di defiscalizzare questa voce stipendiale". Riferendosi allo sciopero dei medici del 20 novembre, Schillaci ha detto di rispettare le manifestazioni ma ha aggiunto che "bisogna ricordare che questo governo si è occupato del personale sanitario e lo ha sempre messo al centro dell'agenda politica".
Guerra di cifre sullo sciopero Secondo i sindacati la protesta di mercoledì ha registrato un'adesione dell'85% secondo i sindacati; non così per il ministro Schillaci. "I numeri pubblicati sul sito del Dipartimento della funzione pubblica indicano un'adesione esigua, poco al di sopra dell'1%, allo sciopero. Percentuale lontana da quella dichiarata dalle organizzazioni e che peraltro è in linea con quella dello sciopero indetto lo scorso anno, dalle stesse sigle, che si è fermato a un'adesione del 3%".
Liste attesa, "decreti attuativi quasi pronti" "I decreti attuativi relativi alle liste d'attesa - ha poi sottolineato Schillaci - sono in fase di lavorazione avanzata, alcuni già inviati alle Regioni. Chi critica la misura dicendo che non ci sono i fondi, non ricorda che non c'era neanche uno strumento per sapere quali erano i settori in sofferenza mentre da febbraio partirà la piattaforma per un monitoraggio continuo e i cittadini sapranno i tempi veri delle prestazioni". Per ridurre le liste d'attesa, occorre "un gioco di squadra: i Cup devono essere unici, anche per il privato accreditato e il cittadino non deve pagare un euro in più di quanto dovuto".
"Il sistema regge se investiamo nella prevenzione" "L'aspetto più importante - ha concluso il ministro della Salute - non è solo curare, ma prevenire: con una popolazione anziana come la nostra non possiamo permetterci di non investire, quindi non spendere, in prevenzione. Nessun sistema universalistico come il nostro, che difendiamo a spada tratta, potrà continuare a esserlo se noi un domani non avremo meno malati di malattie croniche non trasmissibili e oncologiche soprattutto tra gli anziani".