Neonato morto sulla nave da crociera, la madre si difende: "Non volevo che Tyler morisse"
24/05/2024

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Neonato morto sulla nave da crociera, la madre si difende: "Non volevo che Tyler morisse"

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L'aveva chiamato Tyler. E non voleva assolutamente che morisse. Lo ha ripetuto più volte al giudice dell'udienza di convalida Chan Jheansel Pia Salahid, 28enne, nata a Manila (Filippine), l'inserviente che ha dato alla luce il bambino sulla nave da crociera il 17 maggio e poi ne avrebbe provocato la morte per una "negligenza criminale". La donna, sottoposta a fermo in carcere per omicidio volontario, è stata interrogata dal giudice di Grosseto, Sergio Compagnucci, e ha raccontato quello che è accaduto. "Si è presa cura del bambino fin dall'inizio, lo allattava e lo idratava. Lo puliva quando c'era bisogno - ha sottolineato il suo difensore. - Ha usato degli assorbenti perché non aveva pannolini. E poi non si dà il nome a un bimbo che si vuole ammazzare".

Davanti al giudice dell'udienza di convalida, Chan Jheansel Pia Salahid ha raccontato quello che è accaduto sulla nave da crociera, dove lavorava come aiutante in cucina. "E' emerso - ha riferito il suo avvocato difensore, Giovanni Di Meglio, - che la ragazza pensava di essere più indietro nella gravidanza e di gestire la situazione. Ma, dopo essere partita da Salerno ha partorito. Si è trovata di fronte a una situazione molto difficile. E ha fatto quello che una persona come lei poteva fare ovvero il miglior modo possibile".

Sempre nella ricostruzione, la 28enne avrebbe "gettato durante la notte la placenta nell'inceneritore della nave. Se avesse voluto disfarsi di quel fagotto, non se sarebbe accorto nessuno durante la navigazione, approfittando anche del buio. Perché, appunto, non era nella sua volontà ammazzarlo".

La morte del neonato, secondo Di Meglio, è avvenuta per un "comportamento negligente, certamente non per il dolo. Ha tenuto nascosta la gravidanza perché altrimenti sarebbe stata licenziata. Il suo stipendio gli permetteva di far vivere la sua famiglia nelle Filippine, sono sei persone".

In tribunale a Grosseto, dove sono state portate dal carcere di Sollicciano (Firenze) per la convalida, c'erano anche, con l'accusa di omicidio volontario, le due colleghe, Mutundu Dorcas Njuguini, originaria del Kenya di 28 anni, e Mphela Kgothadso Mabel Jasmine, del Sud Africa di 25, le quali, secondo l'accusa, avrebbero concorso nel causare la morte del neonato. Assistite dai legali Mario e Luca Fabbrucci, si sono avvalse della facoltà di non rispondere.
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