Oltre 133 milioni di litri di carburante procurati illecitamente nel giro di pochi anni e profitti per oltre 15 milioni di euro. La maxi operazione, che è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Ancona su delega della Procura di Trani, ha sgominato la frode fiscale e posto sotto sequestro preventivo beni per un valore fino a 15,5 milioni di euro, tra Marche, Abruzzo, Puglia, Toscana, Emilia Romagna e Sardegna.
A essere finito nei guai è un imprenditore 40enne di origine pugliese, accusato di aver creato società cartiere in Bulgaria e nella Repubblica Ceca gestite da prestanomi, membri dell'organizzazione criminale. Secondo gli inquirenti si trattava, in realtà, di schermi societari fittizi, inadempienti fiscalmente e le società venivano tenute aperte solo per un limitato periodo, al fine di evadere il fisco e rinvestire i proventi in attività immobiliari.
Decondo le ricostruzioni della Gdf, il carburante veniva ottenuto privo di aggravio Iva grazie al fatto che si trattava di un acquisto interno all'Unione europea. Successivamente, veniva ceduto alle società cartiere estere omettendo l’Iva o i ricavi afferenti a tali operazioni. Poi veniva fatturato ad altre sette società cartiere italiane che non versavano all’Erario e non dichiaravano l’imposta, pur incassandola dai clienti italiani. I carburanti, infatti, erano infine rivenduti a prezzi molto bassi e con fattura, a titolari di reti di distributori stradali o di depositi commerciali, spesso riconducibili, o coincidenti, agli stessi che stavano dietro le fittizie cartiere.
L'elevato profitto che ne derivava era ripartito tra tutti i componenti dell'organizzazione. Dalle verifiche su centinaia di conti correnti, negozi giuridici e trascrizioni immobiliari sarebbe emerso un ingente patrimonio immobiliare. Sotto sigillo sono stati messi 32 siti, tra i quali: due distributori stradali e un residence in provincia di Teramo, un deposito di carburanti in provincia di Reggio Emilia, un resort di Arzachena (in provincia di Sassari), più diversi appartamenti di pregio e terreni nelle Regioni coinvolte. Al termine dell'attività investigativa, i connessi accertamenti di natura tributaria hanno permesso il recupero all'Erario di oltre 109 milioni di euro.