La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 412. La Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Il premier israeliano ha parlato di "decisione antisemita", aggiungendo che "Israele respinge con disgusto le azioni e le accuse assurde e false contro di lui da parte della Corte Penale internazionale, che è un organismo politico parziale e discriminatorio". E ancora, si legge nella nota, "non c'è niente di più giusto della guerra che Israele conduce a Gaza dal 7 ottobre 2023 contro Hamas". Il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp ha dichiarato che i Paesi Bassi sono pronti a eseguire il mandato d'arresto per Netanyahu e Gallant. Un alto funzionario dell'apparato di sicurezza ha dichiarato che Israele è consapevole che Hamas vuole portare avanti un accordo per il rilascio degli ostaggi e non sta chiedendo più la cessazione totale della guerra come condizione per l'accordo. Quindi ora si può arrivare a un cessate il fuoco, dopo il quale i combattimenti potranno continuare, riferiscono i media israeliani. Continuano intanto i raid su Gaza: all'alba le forze israeliane hanno lanciato un attacco aereo nella zona nord della Striscia: oltre 80 i morti e più di 100 i feriti. Gli Stati Uniti pongono il veto alla bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza. "Per la fine della guerra serve il rilascio degli ostaggi", ha detto il vice ambasciatore americano all'Onu Robert Wood. Hamas replica: "Usa responsabili del genocidio".