Dopo 25 anni ha lasciato il carcere di Rebibbia il boss mafioso Giovanni Brusca, il fedelissimo di Totò Riina diventato poi un collaboratore di giustizia.
Brusca fu l'autore materiale della strage di Capaci, in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, e dell'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, brutalmente sciolto nell'acido.
Il boss fu arrestato nel 1996 e pochi anni dopo ha cominciato a collaborare con la giustizia. Alla fine della condanna mancavano ancora 45 giorni, ma è stato scarcerato prima per "buona condotta". Adesso lo attendono 4 anni di libertà vigilata.
Molte le critiche da parte dei familiari delle tante, troppe, vittime per la scarcerazione di un criminale che ha agito con una tale ferocia da guadagnarsi il soprannome di "scannacristiani".
Maria Falcone (sorella di Giovanni) ha così commentato la notizia:
"Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere".
"La stessa magistratura in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili possa tornare libero a godere di ricchezze sporche di sangue", ha aggiunto.
La vedova dell'agente Antonio Montinaro, invece:
"Lo Stato mi ha preso in giro, sono sconfortata: a distanza di 29 anni non so ancora la verità su Capaci e chi ha schiacciato il bottone e distrutto la mia vita torna libero. Non è servito a nulla quanto è successo a Palermo. Ho bisogno di uno Stato che ci tuteli non che liberi i criminali".