La guerra ruba i sogni ai bambini | Editoriale a cura di Marco Aliprandi

Scrivere di Chernihiv, Izjum, Kiev, Mariupol’, Mykolaïv e cosi via è scrivere di città che, ogni volta che le immagini televisive arrivano, ti entrano nel cuore come in un lungo viaggio ininterrotto nella notte per poter arrivare il prima possibile nel cuore di chi soffre. 

La cosa strana ma certa è che quelli che soffrono non sono Putin, Šojgu o la classe dirigente russa che continua a vivere normalmente, ma i bambini, le donne, gli anziani. La povera gente che non capisce giorno per giorno questa guerra, né la vuole. Vorrebbe solamente vivere in pace nella propria Terra, come Ucraini, così dovrebbe essere. Ora scrivere delle centinaia di morti è come scrivere un capitolo sui futuri bambini orfani, diventa un obbligo. Sì, perché il bambino anche in mezzo alle sofferenze riesce sempre a trasmettere la voglia di vivere e di andare avanti. E sa farlo anche solo con un sorriso, un piccolo gesto. Ricordiamoci che stanno rubando i loro sogni, la loro vita, il loro diritto di crescere liberi e in pace. Perché se i potenti della Terra non riusciranno a fermare questa guerra dopo tante parole, non ci sarà futuro per loro.

Mentre scrivo guardo fuori dalla finestra , il tempo non è bello, forse pioverà e la tristezza è grande. A volte non riesco a trattenere le lacrime: il mio pensiero è là. La pioggia sta per cadere, quella stessa pioggia che forse bagnerà Izjum, Kiev Mariupol’, Mykolaïv e tutte quelle persone che stanno subendo la guerra. Chi mai potrà restituire i sogni che stanno rubando per tutta la vita?

- Marco Aliprandi