Israele, esplodono i costi della guerra: più di 100 miliardi di dollari
02/10/2024

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Israele, esplodono i costi della guerra: più di 100 miliardi di dollari

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La guerra costa. Tanto. Non solo dal punto di vista umano. Il conflitto in Medio Oriente sta presentando un conto altissimo a Israele che, tra l'altro, è impegnato su più fronti. L'inizio delle operazioni in Libano e lo scontro ormai aperto con l'Iran non potranno fare altro che alzare ancora i livelli dopo quanto accaduto a Gaza. L'economista israeliano Yacov Sheinin ha fatto i calcoli: la "forchetta" attuale si aggirerebbe tra i 67 miliardi di dollari (stimati dalla banca centrale israeliana) e i 120 miliardi di dollari (circa il 20% del pil di Tel Aviv).

Ad agosto la banca centrale israeliana aveva fatto una prima stima del costo del conflitto per Israele tra il 2023 e il 2025 in 67 miliardi di dollari (di cui 32 miliardi solo per le sole spese militari), pari a quasi il 13% del pil del paese, al quale si aggiungeva 10 miliardi di dollari per finanziare il trasferimento dei circa 100mila israeliani che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni nelle vicinanze della Striscia di Gaza o del confine con Libano dopo che erano stati presi di mira dai razzi di Hamas ed Hezbollah. La riparazione dei danni causati da queste azioni veniva stimata ad agosto in 6 miliardi di dollari.

Particolarmente alto, comprensibilmente, è il costo che Israele deve affrontare per difendere il territorio. L'Iron Dome, che è stato schierato per la prima volta nel 2011 e con la Fionda di Davide e con i missili Arrow riesce a intercettare circa il 90% dei razzi. Ma a quale prezzo? Si stima che ogni missile dell'Iron Dome costi circa 50mila dollari (ogni batteria dislocata su tutto il territorio comprende tre o quattro lanciatori che contengono 20 missili). I missili del sistema missilistico detto Fionda di Davide che è stato progettato per abbattere missili balistici a corto, medio e lungo raggio a bassa quota costano circa 1 milione di dollari l'uno. Poi ci sono anche i missili Arrow il cui costo, secondo un ex consulente finanziario del capo di stato maggiore dell'Idf, è intorno ai 3,5 milioni di dollari l'uno.

L'economia israeliana, quindi, è una delle vittime collaterali del conflitto scoppiato dopo l'attacco del 7 ottobre di Hamas. Migliaia di aziende israeliane, infatti, si sono ritrovate in difficoltà anche a causa del fatto che i riservisti hanno dovuto imbracciare le armi. Circa 287.000 israeliani, come riferisce il Washington Post, sono stati infatti chiamati a prestare servizio dopo il 7 ottobre: il numero, considerato che il Paese conta meno di 10 milioni di abitanti, è particolarmente importante. A questi lavoratori prestati all'esercito si aggiungono i circa 85mila lavoratori palestinesi che operavano soprattutto nel settore dell'edilizia che sono praticamente scomparsi, poiché non sono stati autorizzati a lavorare in Israele a causa di problemi legati alla sicurezza e ai lavoratori stranieri che hanno lasciato il Paese.
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