Ilaria Salis ai domiciliari: "Primo passo, ma non sono ancora uscita dal pozzo"
31/05/2024

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Ilaria Salis ai domiciliari: "Primo passo, ma non sono ancora uscita dal pozzo"

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Ilaria Salis, ora ai domiciliari a Budapest, in un'intervista a la Repubblica ha detto di non essere "ancora uscita dal pozzo". "Il pozzo non è soltanto il carcere con le sue mura e le sue sbarre. Il pozzo è anche trovarsi ai domiciliari all'estero ed essere sottoposta a un processo in cui si rischiano 24 anni di carcere. Forse, in questo momento, l'uscita può sembrare più accessibile, ma non sono ancora fuori. È stato compiuto un primo passaggio, il percorso non è concluso", ha spiegato la maestra antifascista di Monza, candidata alle Europee con Alleanza Verdi e Sinistra.

Le giornate trascorse in prigione Salis ha poi ricordato le giornate trascorse in prigione: "Durante i primi periodi, il tempo non passava mai, perché ero abituata ai ritmi di una persona libera e attiva. Sola, rinchiusa, senza contatti con l'esterno, non sapevo neppure che ore fossero, la notte era indistinguibile dal giorno. Poi, pian piano, le cose sono un po' migliorate. A volte il pensiero di rivedere la luce sembrava irraggiungibile, però devo dire che non ho mai perso la determinazione a resistere".

Salis ha inoltre raccontato che suo padre le ha fatto avere in carcere "prima l'Inferno di Dante, poi il Purgatorio. Sono libri miei, sono contrassegnati dalle mie note. Li ho letti per ore e ore. Poi fogli di quaderno, su cui ho scritto molto. E ricamavo, anche. Sono a casa da pochi giorni e la percezione del tempo è completamente diversa, ora il tempo vola". Sulle catene ai piedi ha detto: "Sono troppo corte ed è complicato salire i gradini delle scale o scendere dal furgone su cui ti trasportano. Ma la cosa che più mi turbava è il rumore orrendo e metallico che facevano, a ogni passo. E l'essere esposta, in quelle condizioni, alla gogna".

"Se eletta mi occuperò dei diritti dei detenuti" Se eletta al Parlamento europeo, Salis si occuperà innanzitutto "dei diritti umani dei detenuti in Europa e in Italia. Voglio partire dalla mia storia personale, trasformandola in qualcosa di costruttivo. Sono un'insegnante precaria e militante antifascista, mi voglio battere per il diritto all'istruzione, i diritti dei lavoratori e dei precari, per contrastare le destre radicali e ogni forma di intolleranza".

"Paura per la mia famiglia, sarei più tranquilla in Italia"

"Ho più paura per la mia famiglia quando mi fa visita e mi dispiace che siano in pena per me. Dopo tutto ciò che mi è capitato qui, sinceramente non so cosa mi debba aspettare ancora in questo Paese. Senz'altro sarei più tranquilla in Italia", ha infine dichiarato Salis rispondendo alla domanda se ha paura per le minacce personali che le stanno arrivando dopo la pubblicazione, su un sito neonazista, dell'indirizzo dell'appartamento di Budapest in cui sta scontando i domiciliari.
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