Gaza, Netanyahu: "Questo è solo l'inizio" | Poi avverte: "Potrebbe aprirsi un fronte ampio in Cisgiordania"

La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas e che coinvolge Libano, Siria, Iran e Yemen, è giunta al giorno 530. Nella Striscia di Gaza è salito a 470 il bilancio delle persone rimaste uccise dalla ripresa dei raid israeliani su larga scala. È quanto denuncia la protezione civile. Israele ha rotto la tregua riprendendo i violenti bombardamenti su Gaza che hanno ucciso almeno 400 persone, in maggioranza civili e tra cui numerose donne e bambini. Il premier israeliano Netanyahu: "Questo è solo l'inizio, d'ora in poi i negoziati con Hamas solo sotto le bombe". Poi aggiunge: "Siamo consapevoli della possibilità che possa aprirsi un fronte più ampio in Giudea e Samaria (la Cisgiordania, ndr)". Ma a Tel Aviv e Gerusalemme in migliaia scendono in piazza contro il governo e contro la ripresa del conflitto nella Striscia, che secondo alcuni media serve al premier per mettere in secondo piano il processo per corruzione e gli allarmi ignorati sul 7 ottobre. I manifestanti si oppongono ai tentativi del governo di licenziare il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, e alla ripresa dei combattimenti a Gaza. "È tempo di porre fine a questa follia prima che non ci sia più nessuno da salvare, prima che non ci sia più un Paese", ha detto alla folla il leader della protesta Shikma Bressler. In piazza anche i parenti degli ostaggi, secondo cui la pressione militare non servirà a riportarli a casa. Il ministro della Difesa Katz si rivolge alla gente di Gaza: "Lasciate andare tutti gli ostaggi e mandate via Hamas". E l'ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, afferma: "Non c'era alternativa alla ripresa dei raid".