Fondazione Gimbe: "La sanità pubblica è la vera emergenza del Paese"
08/10/2024

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Fondazione Gimbe: "La sanità pubblica è la vera emergenza del Paese"

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La Fondazione Gimbe lancia l'allarme sulla sanità italiana. "Dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio sanitario nazionale", ha affermato il presidente Nino Cartabellotta. Il settimo rapporto Gimbe sul Ssn, relativo al 2023, ha poi evidenziato come sia crollata la spesa per la prevenzione: il 18,6% in meno rispetto al 2022, pari a una riduzione di 1.933 milioni di euro. La sanità pubblica sta inoltre sperimentando "una crisi del personale sanitario senza precedenti: turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza stanno demolendo la motivazione e la passione dei professionisti", ha sottolineato Cartabellotta.

Aumenta la spesa privata per curarsi Rispetto al 2022, nel 2023 i dati Istat hanno documentato che l'aumento della spesa sanitaria totale (+4.286 milioni di euro) è stato sostenuto esclusivamente dalle famiglie come spesa diretta (+3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+553 milioni), vista la sostanziale stabilità della spesa pubblica (-73 milioni). La spesa "out-of-pocket" - cioè quella pagata direttamente dai cittadini -, che nel periodo 2021-2022 ha registrato un incremento medio annuo dell'1,6% (+5.326 euro in 10 anni), nel 2023 si è impennata aumentando del 10,3% (+3.806 milioni) nel giro di un solo anno.

Nel 2023 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure Nel 2023 oltre 4,48 milioni di persone (7,6%) di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie, di cui quasi 2,5 milioni (4,2%) per motivi economici: quasi 600.000 persone in più rispetto all'anno precedente. Lo evidenzia il settimo rapporto Gimbe sul servizio sanitario nazionale, citando i dato dell'Istat.

In Italia 6 milioni di persone con malattie agli occhi Si avvicina inesorabilmente la fine del countdown per le cure oftalmologiche erogate dal Servizio sanitario nazionale. Mancano infatti circa tre mesi all'entrata in vigore dei nuovi Livelli essenziali di assistenza, già una volta rimandata, e quando succederà a gennaio 2025 l'oculistica rischia di "uscire" dal Ssn. A pagarne le conseguenze saranno i sei milioni di italiani che, a livelli di gravità diversi, soffrono di una malattia oculare. A puntare i riflettori sul futuro delle cure oculistiche in Italia, in occasione della Giornata Mondiale della Vista che si celebra il 10 ottobre, è l'Associazione Pazienti Malattie Oculari (Apmo).

"L'autonomia differenziata affonderà la sanità del Sud" La situazione appare complessa anche per i Lea (Livelli essenziali di Assistenza), cioè le prestazioni e i servizi che il Ssn è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket. Nel 2022 solo 13 Regioni hanno rispettato gli standard essenziali di cura, con un ulteriore aumento del divario Nord-Sud. Puglia e Basilicata sono le uniche Regioni promosse al Sud, ma comunque in posizioni di coda. "Siamo di fronte a una vera e propria frattura strutturale Nord-Sud nell'esigibilità del diritto alla tutela della salute", ha osservato il presidente della Fondazione Gimbe. "A questo quadro si aggiunge la legge sull'autonomia differenziata, che affonderà definitivamente la sanità del Mezzogiorno, assestando il colpo di grazia al Ssn e innescando un disastro sanitario, economico e sociale senza precedenti che avrà conseguenze devastanti per milioni di persone".

I problemi della mobilità sanitaria Anche la mobilità sanitaria ha evidenziato la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, con i residenti delle Regioni del Centro-Sud spesso costretti a spostarsi in cerca di cure migliori. In particolare nel decennio 2012-2021, le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo pari a 10,96 miliardi di euro. "L'aumento della migrazione sanitaria ha effetti economici devastanti non solo sulle famiglie, ma anche sui bilanci delle Regioni del Mezzogiorno, che risultano ulteriormente impoverite", ha spiegato Nino Cartabellotta.

Il piano per salvare il Sistema sanitario "Perdere il Ssn non significa solo compromettere la salute delle persone, ma soprattutto mortificarne la dignità e ridurre le loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi", ha proseguito Cartabellotta concludendo la presentazione del rapporto della Fondazione. "È per questo che la Fondazione Gimbe ha aggiornato il Piano di Rilancio del Servizio sanitario: un programma chiaro in 13 punti che prescrive la terapia necessaria". Punti che vanno dalla governance del rapporto tra Stato e Regioni alla ricerca, dalla riduzione di sprechi e inefficienze alla prevenzione, dagli interventi sul personale alla sanità integrativa.

Toccando anche la necessità di aumentare il finanziamento pubblico, di rivedere il rapporto tra pubblico e privato, di rimodulare ticket e detrazioni e di garantire l'aggiornamento costante dei Lea. "Un piano che ha come bussola l'articolo 32 della Costituzione e il rispetto dei principi fondanti del Ssn e mette nero su bianco le azioni indispensabili per potenziarlo con risorse adeguate, riforme coraggiose e una radicale e moderna riorganizzazione".
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