Emergono nuovi dettagli dal memoriale di 80 pagine scritto da Filippo Turetta. "Ogni volta che ci vedevamo facevo tante foto a Lei (Giulia Cecchettin, il reo confesso usa sempre la "l" maiuscola per riferirsi alla giovane, ndr) o a entrambi insieme. Mi piaceva farlo ed era un'abitudine. Ci saranno almeno tra le 15mila e le 20mila foto nella galleria del mio cellulare", è una delle dichiarazioni di Turetta, come riporta il Corriere della Sera. Giulia, aggiunge, "non era preoccupata o infastidita da questo". Foto che il reo confesso ha continuato a scattare fino al giorno dell'omicidio della giovane, avvenuto sabato 11 novembre. "Ho scattato diverse foto a noi o solo a Lei, ma non c'è niente di strano in questo", continua Turetta.
Nel memoriale, inoltre, Turetta racconta anche di sé e della storia con Giulia, sempre stando al Corriere: "Non ho molti ricordi della mia vita e non mi sento di avere tanto da dire. Ho sempre avuto pochi amici ed è la cosa che spesso mi dispiaceva di più. Spesso mi sentivo solo e questa solitudine mi pesava, vedevo tanti invece per cui non era così e che avevano dei bei gruppi di amici e/o erano fidanzati. Io ero un po' invidioso di questo perché avrei desiderato almeno uno dei due ma niente. (…) Mi sono sempre sentito molto sfigato". Poi l'incontro con Cecchettin. "Ci siamo fidanzati il 22 gennaio 2022 (...) È stata lei a provarci, se non fosse saltata fuori Lei non ci sarebbe mai stato niente. Nella mia testa ci sarebbe mai potuta essere una persona diversa da Lei nella mia vita, o Lei o niente. È una cosa ridicola (...) ma ho sempre sentito fosse così e non sono mai riuscito a sentirla diversamente". Alla fine del memoriale, poi, Turetta sottolinea: "Lei è una completa vittima in tutto questo".
Di fronte alle incongruenze contestate dal pm, Andrea Petroni, su quanto aveva verbalizzato nell'interrogatorio del 25 novembre, e quanto scritto nel memoriale, Filippo ha ammesso di aver "detto una serie di bugie". Negli 80 fogli scritti quasi tutti in corsivo ha provato a spiegarne il perché: temeva che i suoi genitori non avrebbero più voluto vederlo dopo l'arresto in Germania e quello che era emerso sull'omicidio. Ma loro, Nicola ed Elisabetta, il 3 dicembre erano andati a trovarlo in carcere a Verona. "Erano ovviamente scossi e scioccati emotivamente - scrive -. Non riuscivano ad accettare la cosa, e questo senza che pensassero che potesse esserci una sorta di premeditazione".
Sentenza a dicembre Turetta potrebbe non ripresentarsi più in aula. Il suo esame si è concluso venerdì; l'udienza già in programma per il proseguo dell'interrogatorio, lunedì 28 ottobre, è stata annullata. "In astratto, dal punto di vista processuale, non è più necessario", ha spiegato il suo difensore, Giovanni Caruso. Per la sentenza, attesa il 3 dicembre, si vedrà.