E' stato sottoposto a fermo per omicidio volontario Giampiero Gualandi, il 63enne accusato di aver assassinato Sofia Stefani. La 33enne, ex collega vigilessa dell'uomo, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa al comando di Anzola Emilia (Bologna), sparato dall'arma di ordinanza dell'uomo. La donna aveva chiesto a Gualandi di vedersi per chiarire la relazione sentimentale che i due avevano intrapreso da qualche tempo ma che negli ultimi mesi si era deteriorata, tanto che lui avrebbe voluto lasciarla. Quello che doveva essere un incontro chiarificatore, però, si sarebbe trasformato in un femminicidio. Per la difesa, invece, è stato un incidente.
Colpo partito per errore? La versione di Gualandi non convince Nelle prime telefonate ai soccorsi per avvisare della morte della ex collega, Gualandi avrebbe parlato di un incidente: un colpo partito per errore, dalla sua pistola, nel corso di una lite e di una colluttazione con la donna, all'interno di un ufficio della polizia locale del comando di Anzola Emilia. Una versione che gli inquirenti non ritengono credibile.
La difesa: "E' stato un incidente, non un femminicidio" "Nell'udienza di convalida intendiamo rispondere all'interrogatorio e chiariremo ogni aspetto di quello che è successo. E' stato un incidente, non è stato volontario, non eè stato un femminicidio. E' una tragedia immane per cui siamo tutti devastati". Così l'avvocato Claudio Benenati, difensore dell'ex comandante della polizia locale di Anzola.
Lui voleva troncare la relazione, lei no La giovane donna aveva un fidanzato, sentito dagli investigatori, mentre Gualandi è sposato. I due, ex colleghi di lavoro, avevano avuto una relazione ed era lei in particolare a volerla portare avanti, mentre lui no. Ci sarebbero anche messaggi acquisiti agli atti che i due si sono scambiati e che confermerebbero questa ipotesi. La Procura disporrà l'autopsia e gli esami sui dispositivi tecnologici per far luce sul caso.
Congedata e non era più rientrata in servizio Sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti e degli investigatori, anche un'altra circostanza. La vittima infatti, dopo aver prestato servizio per due anni nella polizia locale, era stata congedata e non era più rientrata in servizio. Dall'analisi dei tabulati telefonici, dello scambio dei messaggi WhatsApp tra i due e dalle testimonianze di alcuni colleghi, il sostituto procuratore Stefano Dambruoso della procura di Bologna, potrebbe inserire nell'accusa di omicidio volontario contestata finora a Gualandi anche l'aggravante della premeditazione.
La Procura contesta anche i futili motivi La Procura di Bologna contesta le aggravanti dei futili motivi e del legame sentimentale a Giampiero Gualandi. Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del reparto operativo - nucleo investigativo e della compagnia di Borgo Panigale, su disposizione del pm Stefano Dambruoso. Il vigile, nel 2015, era stato al centro di una vicenda giudiziaria per aver diffamato su Facebook (tramite falsi profili) l'allora e attuale sindaco di Anzola, Giampiero Veronesi.
Nessuna telecamera all'interno dell'ufficio All'interno dell'ufficio non ci sono telecamere che possano aver ripreso quello che è successo e le altre persone presenti nell'edificio non avrebbero sentito grida o toni animati, ma solo lo sparo. La versione del colpo accidentale, mentre puliva la pistola, è stata ribadita anche in brevi dichiarazioni spontanee nell'interrogatorio alla presenza del suo avvocato. Nelle prossime ore avrà occasione di chiarire ulteriormente la propria posizione, davanti al Gip.