L'avvocato siciliano Pietro Amara, in passato consulente legale dell'Ilva, è stato oggi arrestato.
Mentre per l'ex procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, è stato disposto un nuovo obbligo di dimora a Bari.
Su Amara ricade l'accusa di essere stato soggetto attivo nella corruzione in atti giudiziari sia a Trani che a Taranto. Invece Capristo è accusato (quando ricopriva il ruolo di procuratore) di aver accreditato Amara presso l'Eni come legale intraneo agli ambienti giudiziari tranesi in grado di interloquire direttamente con i vertici della Procura. L'artefice della relazione tra Capristo e Amara era stato il poliziotto Filippo Paradiso, anche lui arrestato.
Secondo l'inchiesta, Amara e Paradiso dunque
avevano messo in atto un'incessante attività di raccomandazione, persuasione e sollecitazione in favore del giudice Carlo Maria Capristo su membri del Csm e su persone ritenute in grado di influire su questi ultimi.
Per quanto riguarda Capristo, invece,
quando era Procuratore di Trani si autoassegnava in co-delega con i sostituti Antonio Savasta e Alessandro Pesce procedimenti penali che scaturivano da esposti anonimi sull'Eni, redatti da Amara e consegnati direttamente a Capristo. Negli esposti veniva prospettata la fantasiosa esistenza di un inesistente progetto che mirava a destabilizzare i vertici dell'Eni e in particolare a determinare la sostituzione dell'amministratore delegato, Claudio Descalzi.