Export dei vaccini - Per quanto riguarda il Consiglio europeo, il presidente del Consiglio ha spiegato che "il criterio enunciato dalla commissione è in parte una modifica del criterio precedente. Prima l'unico requisito per lo stop all'export di un certo vaccino era il non rispetto del contratto da parte di una società. Ieri la commissione ha allargato il criterio introducendo le parole proporzionalità e reciprocità. Conta anche cosa fa il Paese verso cui un vaccino è diretto, ovvero se consente o meno le esportazioni. La proporzionalità e un criterio più sottile, riguarda la spedizione di vaccini verso un Paese che ha una percentuale già alta di vaccinati".
"No al blocco totale nei confronti Regno Unito" - "Sono contrario a un blocco totale delle esportazioni dei vaccini nei confronti del Regno Unito. Non dobbiamo arrivarci e non ci arriveremo. Il blocco andrebbe considerato verso quelle società che non rispettano i patti", ha sottolineato il premier.
"Criterio dell'età deve essere prioritario" - Sul criterio della somministrazione dei vaccini in Italia, Draghi ha spiegato che "il richiamo alle Regioni era inteso a dire che bisogna vaccinare i fragili e gli ottantenni e poi andare in ordine di età, ho anche detto che il criterio dell'età deve tornare a essere prioritario".
Ad aprile 500mila somministrazioni al giorno - "Posso rassicurare gli italiani - ha spiegato il premier - che avranno tutte le dosi di vaccino per il coronavirus, e che guardando il trend dei dati delle somministrazioni l'obiettivo del mezzo milione in aprile si comincia a vedere con un po' più di probabilità".
Vaccini prodotti in Italia tra 3/4 mesi - Draghi ha parlato di tre/quattro mesi per la produzione dei vaccini in Italia, ricordando l'accordo tra Thermo Fisher per la produzione di Pfizer-Biontech e sottolineando che "ci sono altri accordi per la produzione di vaccini nel nostro Paese".
I dati sui vaccini sul sito del governo - Il premier ha annunciato che "da oggi sul sito della presidenza del Consiglio chiunque può accedere ai numeri complessivi, regione per regione, età per età, categoria per categoria".
Riapertura delle scuole in zona rossa - Il premier ha confermato la riapertura delle scuole, fino alla prima media, anche nelle zone rosse. "Il ministro Bianchi - ha spiegato - sta lavorando perché avvenga in modo ordinato". Sul perché non vengono riaperte le scuole di ogni ordine e grado, Draghi ha sottolineato che "le evidenze scientifiche mostrano che le scuole sono un punto di contagio molto limitato solo in presenza delle altre restrizioni".
Speranza: "Primi segnali di rallentamento" - Sul tema della scuola è intervenuto anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha spiegato: "Abbiamo preso la decisione di riaprire le scuole perché i dati ci danno un primissimo segnale del rallentamento dei contagi. L'Rt è sceso a 1,08, era 1.16 la scorsa settimana ed era in salita da sette settimane. Anche il tasso di incidenza su 100mila abitanti è sceso sotto i 250".
Il Lazio diventa arancione - "In base ai dati della cabina di regia il Lazio passa dalla prossima settimana in zona arancione", ha detto Speranza, precisando che il passaggio arriva "a scadenza ordinanza vigente. Quindi il Lazio diventa arancione da martedì prossimo".
Scostamento di bilancio e assegno unico - Sullo scostamento di bilancio, Mario Draghi ha spiegato che "non ne abbiamo ancora discusso. Non abbiamo preso decisioni. La cosa che ho detto in Parlamento è che si pensa debba essere alla data della presentazione del Def, quindi a metà aprile. Non abbiamo però discusso dell'entità perché non si annunciano i numeri, 20 o 30 o 50 miliardi per vedere l'effetto che fa. No, si vede esattamente dove l'azione di governo deve indirizzarsi, quali e quanti sono i bisogni, e poi da questo emerge lo scostamento necessario". Per quanto l'assegno unico, Draghi ha precisato che partirà l'1 luglio e sarà di 250 euro al mese".
Investimenti per creare lavoro - "La composizione" dell'intervento pubblico "è essenziale. Proprio per la disponibilità di mezzi che l'Ue ha e i singoli Paesi hanno e che non durerà per sempre, è essenziale che i fondi vengano impiegati in un modo che costruisca il nostro futuro - ha detto il capo dell'esecutivo -. E' ancora necessario sostenere individui, famiglie, imprese che hanno chiuso. Man mano, speriamo, ci sposteremo sempre più verso uno stimolo che andrà verso gli investimenti. A un certo punto bisogna creare posti di lavoro perché ci sarà un aumento della disoccupazione".
Fonte: www.tgcom24.mediaset.it