Omicidio colposo. È l'ipotesi di reato per cui la procura di Latina, guidata da Giuseppe De Falco, ha iscritto nel registro degli indagati Antonello Lovato, il titolare dell'azienda dove lavorava Satnam Singh, il cittadino indiano di 31 anni che mercoledì è morto all'ospedale San Camillo di Roma. Il 31enne era stato abbandonato in fin di vita in strada, vicino a casa, con il braccio amputato e le gambe lacerate da un macchinario a causa di un incidente sul lavoro.
La testimonianza dei due ragazzi che ospitavano il 31enne "Si sentivano le urla della moglie che continuava a chiedere aiuto, poi abbiamo visto un ragazzo che lo teneva in braccio e lo ha portato dietro casa. Noi pensavamo lo stesse aiutando, ma poi è scappato via". È la drammatica testimonianza di Noemi Grifo e Ilario Pepe, i due ragazzi che ospitavano Satnam Singh. "Io gli sono corso subito dietro - ha continuato Ilario -. L'ho visto che entrava nel furgone e gli ho chiesto cosa fosse successo e perché non lo aveva portato in ospedale. Mi ha risposto 'da me non sta in regola'. Poteva essere aiutato".
"La moglie di Satnam ci ha raccontato che sono stati caricati sul furgone e gli sono stati tolti anche i telefoni. Lei ha visto tutto ed è distrutta", hanno raccontato Noemi Grifo e Ilario Pepe. "Appena lo abbiamo visto gli mancava tutto il braccio, alcuni resti erano stati lasciati vicino ad alcuni cassonetti", hanno dichiarato.
Il padre del datore di lavoro: "Una leggerezza" Ai microfoni del Tg1 ha parlato invece il padre di Antonello Lovato, il datore di lavoro indagato per omicidio colposo. Per l'uomo si è trattata di "una leggerezza": una frase che ha scatenato indignazione anche contro lo stesso tg che ha mandato in onda le sue dichiarazioni. Il titolare dell'azienda, ai carabinieri, avrebbe detto di aver abbandonato Singhnam agonizzante e senza un braccio per paura di avere guai con la giustizia dato che il 31enne lavorava in nero e non aveva permesso di soggiorno.