Non avrebbe agito da solo Vincenzo Coviello, l'ex dipendente della filiale di Intesa San Paolo di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani) indagato per accesso abusivo a sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Secondo la Procura di Bari avrebbe spiato i conti correnti di 3.572 clienti dell'istituto, tra cui Giorgia Meloni.
Le indagini Probabilmente, emerge dalle sei pagine del decreto di perquisizione, entrambi i reati contestati, sono stati compiuti dall'impiegato in concorso con una o più persone da identificare, ritenute "mandanti degli accessi abusivi al sistema informatico del Gruppo Intesa San Paolo e destinatarie delle informazioni acquisite". All'uomo sono stati sequestrati nel corso di una perquisizione, telefoni, pc, tablet, supporti informatici sia personali che di lavoro. Dalle indagini gli inquirenti avrebbero accertato che, nel periodo compreso tra il 21 gennaio 2022 e il 24 aprile 2024, l'ex dipendente avrebbe effettuato un totale di 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti portafogliati a 679 filiali del gruppo bancario Intesa Sanpaolo e che nello specifico avrebbe provveduto a interrogare i dati di numerosi personaggi del mondo politico, dello spettacolo, dello sport e della cronaca, tra cui figurerebbero Giorgia Meloni e suoi congiunti e persone a lei vicine tra cui la sorella Arianna. Ad agosto l'uomo era stato licenziato.
Facilità di accesso ai dati Accessi che, secondo la Procura, sarebbero avvenuti con una relativa facilità. Coviello infatti, dipendente di livello medio, avrebbe semplicemente cercato nei sistemi della banca i nominativi di determinate persone (tra cui la premier Giorgia Meloni, i ministri Santanché, Fitto e Crosetto, il presidente del Senato Ignazio La Russa) e avrebbe avuto accesso ai dati dei conti. Nella lista degli spiati illustri ci sarebbero anche i presidenti della Puglia e del Veneto Michele Emiliano e Luca Zaia. Infine, esponenti politici di diversi partiti oltre che alcuni Ufficiali dell'Arma dei Carabinieri e della finanza.
Chi era lo "spione dei conti" Il 52enne di Bitonto intanto, durante il procedimento disciplinare che lo ha coinvolto e che si è concluso ad agosto con il licenziamento, si sarebbe giustificato affermando di essere un "maniaco del controllo" e avrebbe ribadito di aver agito di propria iniziativa, senza il coinvolgimento di terze persone. Secondo quanto riportato dal quotidiano "Repubblica", i colleghi avrebbero avuto di lui opinioni contrastanti, tra chi lo avrebbe definito "un gran lavoratore, uno stacanovista vero" e chi invece "molto curioso" e "pettegolo". Un altro elemento ancora da chiarire è come sia stata scoperta la vicenda. Mentre negli ambienti giudiziari si parla della denuncia di una delle vittime, l'istituto di credito afferma di aver individuato autonomamente l'anomalia, grazie ai controlli di routine.