"I paradossi italiani", editoriale a cura di Maurizio Rovere
19/10/2021

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"I paradossi italiani", editoriale a cura di Maurizio Rovere

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I paradossi italiani

In Italia di cose strane ne succedono ma mai come in questi giorni. Primo argomento è la presa della sede della CGIL. Come avevo scritto nell’articolo del 15 ottobre pubblicato su questo giornale, su sollecitazione in Parlamento da parte di Giorgia Meloni la Lamorgese ha ammesso di sapere quello che sarebbe successo; quindi, si intuisce l’accordo che esisteva tra Forza Nuova e il Governo. Questo sembra che si percepisca tra le righe anche nella relazione della Digos nei giorni successivi ai fatti accaduti. Per cui la mia intuizione potrebbe essere fondata. Di conseguenze la Lamorgese non darà le dimissioni come è ovvio che sia. Discorso chiuso.

Piccola curiosità. Ma da quando i sindacati manifestano per loro stessi? Generalmente, comizi, manifestazioni e scioperi su iniziativa dei sindacati sono stati sempre fatti per i lavoratori. E’ risaputo che questa è una delle attività principali dei sindacati. E non solo manifestano per loro stessi ma sventolano anche la bandiera della Russia. Intanto le manifestazione contro l’obbligo del Green pass e quindi del vaccino per lavorare continuano in tutta l’Italia. Ma dopo questa ulteriore stretta che dovrebbe costringere chi ancora non si è vaccinato a farlo, nelle prossime settimane ci si aspetta una consistente diminuzione dei contagi, perché questo è lo scopo. E se questo non succedesse? Per Draghi sarà un bel pasticcio in quanto tutti lo accuseranno di incapacità e gentilmente gli chiederanno di tornare a fare il lavoro che ha sempre fatto in quanto nessuno è capace come lui. Questo è il problema. Il Prof. Draghi è un bravissimo tecnico, economista di eccellenza unica, grande banchiere, ma non è un politico e non potrà essere mai un politico. Non ha le caratteristiche dell’uomo politico. Lo abbiamo imparato tutti. Il tecnico ed il politico sono due professioni completamente diverse e politico non ci si improvvisa. E questo è il secondo problema. I politici di oggi e i politici della prima Repubblica. E oggi nei palazzi della politica si rimpiangono i politici della prima Repubblica. Quelli che Di Pietro ha mandato a casa o in galera o con essi anche la vera politica.

Altro discorso. A 24 mattina su Radio 24 Andrea Crisanti, professore di microbiologia di Padova, ha osservato: “Qualcosa non torna nei dati sui contagi da coronavirus. Oggi in Italia abbiamo 30-40 decessi al giorno e abbiamo un numero ridicolo di infezioni, evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile perché in tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo c’è un rapporto di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi, quindi dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce la situazione “.
Allora, Professor Crisanti perché non vediamo la questione da un altro punto di vista? Ma siamo sicuri che il numero dei morti per Covid comunicato dalle strutture ospedaliere sia esatto? Perché il mio intuito mi dice che questo dato che ci viene fornito tutti i giorni non è corretto. Mi spiego meglio: vuoi vedere che alcuni ospedali per motivi a noi ignoti comunicano che una persona non morta per Covid è morta di Covid? La domanda è: perché, dove succede, e quanto di fondamento c’è in questa riflessione? Se il ventilatore polmonare usato in terapia intensiva in modo non corretto ha causato la morte del poveretto non si potrà dire che è morto di Covid. Se una persona aveva il Covid ma è morto di altra patologia della quale soffriva non possiamo dire che è morta di Covid. Per cui sarebbe opportuno rivedere questi dati anche per evitare eventuali maggiori costi economici a carico del Servizio sanitario nazionale.
Concludendo, noi tutti speriamo che questa nuova costrizione sui posti di lavoro servirà a ridurre il numero dei contagi che da mesi oscilla tra i 2400 e 3000 al giorno, perché se così non fosse deciderà solo la natura quando far scomparire il Covid.


Di Maurizio Rovere (attivista Movimento 3V Libertà Verità)
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