"Horizon: an American Saga" di Kevin Costnerracconta l'ombra lunga e sanguinosa del sogno americano sui Nativi. Presentato con clamore fuori concorso a Cannes 77, la prima delle due parti arriva al cinema dal 4 luglio, mentre la seconda il 15 agosto. Il film, nato per la tv come serie di lungo respiro, viene portato nelle sale per volontà del suo autore che cerca di emulare John Ford, con un fluviale racconto che ripercorre i cinque anni a cavallo della Guerra Civile, quando il colonialismo bianco si stava affermando a discapito delle popolazioni indigene americane.
Kevin Costner ha inseguito questo progetto da decenni. Ne ha scritto la sceneggiatura nel 1988 ma gli Studios la rifiutarono. Non si è dato per vinto e ha ipotecato il suo ranch per produrlo. "Horizon: an American Saga" è l'emblema di un artista che mette in gioco tutto il suo mondo e la carriera per concretizzare una visione di un’America che non esiste più. In una parola: cinema.
Ritorno al passato Con Horizon si torna al passato, al western dei carri in fila indiana verso il nulla, al Gran Canyon da attraversare, al forte pieno di soldati e soprattutto all'incontro-scontro pieno di violenza e incomprensioni dei coloni con i pellerossa. "Ci vendono sempre sogni e anche nel 1800 era così. E così c'è chi si è ritrovato con le proprie mogli nel mezzo di questo Paese. Le donne forse odiavano i loro mariti per averle portate lì dove dovevano lavorare ogni giorno, dove nulla era pulito, ma c'erano andati per una vita migliore. Così tanti hanno accettato questa sfida, quel sogno. Molte volte erano coppie o singoli che scappavano da qualcosa alla ricerca di qualcosa che non avevano", ha raccontato Costner. Il fatto è "che non si può condividere la terra e i coloni non volevano davvero alcuna concorrenza e hanno cacciato così circa 500 nazioni native americane. Io in Horizon racconto questa collisione. Per me era davvero importante dare loro la dignità, far capire che la ferocia che avevano i nativi è perché stavano combattendo per il loro stile di vita, la loro religione, la loro esistenza. Era ingiusto non mostrarli nella loro bellezza".
Il cast Al fianco di Costner troviamo tra gli altri Sienna Miller, Sam Worthington e Jena Malone. Di stanza a Fort Gallant, c'è Sam Worthington che veste i panni di un soldato idealista, mentre Sienna Miller è Frances Kittredge, una pioniera forte, resistente e materna che è stata portata a malincuore nell'insediamento di Horizon da suo marito sempre alla ricerca di una vita migliore. Infine Jena Malone è Ellen che vive in una piccola città mineraria chiamata Watts Parish dove dopo molte difficoltà è riuscita a stabilirsi e a trovare anche un brav'uomo, Walt.
Western e violenza "Horizon" è allo stesso tempo una saga western, declinata alla violenza, che da una parte omaggia il più classico dei generi del cinema americano e, dall'altra, offre a Costner la possibilità di esprimere il suo impegno politico e ambientale. "La tanta violenza presente nel film, era necessaria per sopravvivere. Non c'era legge, niente per proteggerti, tranne il tuo istinto. C'erano invece molti pericoli. E bisognava conoscere le cose più basilari, come saper fare il fuoco", spiega l'attore e regista 69enne. Non potevano mancare i pellerossa, le vere vittime della colonizzazione, tanto amati da Costner: Pionsenay guerriero Apache della tribù della Montagna bianca: Taklishim, anche lui Apache, ma più responsabile del primo da quando ha messo su famiglia e Liluye, moglie di Taklishim e madre del suo bambino.
Il cinema al cinema Alla domanda di quali siano i suoi western preferiti, Costner racconta: "Ne ho tre, ma voglio parlare di Liberty Valance che mi piace molto e che ha subito infuocato la mia immaginazione. È vero, avevo solo sette anni, ma in fondo non è questo che devono fare i film? Il fatto è che siamo andati a guardare queste storie nel buio, l'abbiamo fatto tutti, era l'unico posto in cui i nostri genitori ci permettevano di andare da soli perché era considerato un posto sicuro. È lì che abbiamo imparato a baciare, a capire come si fa".