La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 356 e si allarga al Libano contro Hezbollah. Nella mattina di giovedì, stando a quanto reso noto dall'esercito, dal Libano sono stati lanciati 57 razzi verso Israele. Tel Aviv ha risposto con un attacco mirato su alcune zone di Beirut. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in una sessione di emergenza del Consiglio di sicurezza dichiara che "l'inferno si sta scatenando in Libano" e che il Paese è "sull'orlo del baratro". La proposta della Francia e degli Usa: "21 giorni di tregua". Benjamin Netanyahu tira dritto: "Nessun cessate il fuoco, colpiremo Hezbollah con tutte le nostre forze". Ma gli Usa più tardi precisano: "La richiesta di tregua in Libano era coordinata con Tel Aviv". Intanto, il presidente dell'Anpi Abu Mazen, accolto da un lungo applauso all'Assemblea Generale dell'Onu, afferma: "Non ce ne andremo, la Palestina è la nostra terra". Accusando Israele di genocidio e chiedendone lo stop, nel suo intervento il leader palestinese rivolge un appello ai Paesi: "Smettete di mandare armi a Israele. Il mondo intero è responsabile di quel che succede alla nostra gente a Gaza".